Vengo da alcune giornate trascorse a casa di parenti. Il mio corpo, i miei pensieri ed i miei riflessi si sono appesantiti giorno dopo giorno per il fatto di aver ingerito troppo cibo e troppo elaborato. Ma questo post non è sull’alimentazione, bensì su alcune considerazioni sull’educazione di bambini e bambine in un periodo di feste e regali, come questo.
Mia figlia ha quasi 4 anni ed è misteriosamente entrata in un periodo (mi avevano avvertita, ma non ci avevo mai creduto) che si può definire “del rosa e – aggiungerei – di tutto ciò che è kitsch”. Non mi riempie particolarmente d’orgoglio vederla agghindarsi come un albero di Natale, ma non la biasimo nemmeno. Certamente non è il su unico diletto e fortunatamente non rinuncia a salti, capriole, lavori manuali e costruzioni, pur rendendosi conto che per fare questi giochi occorre togliersi strascichi e tulle, ricavati da tessuti di fortuna, perciò me ne faccio una ragione.
Credo che già dal mondo pubblicitario e soprattutto dalla radicata cultura in cui viviamo, possiamo dire che non ci mancano affatto stereotipi di genere, sia per quanto riguarda il mondo degli adulti che quello dell’infanzia. Per questo motivo, nella nostra famiglia cerchiamo di proporre a nostra figlia attività e giochi che possano aiutarla a tenere il corpo attivo e la mente aperta, piuttosto che relegarla nell’ambìto e immobile ruolo della “più bella del reame”. Ebbene, in queste giornate trascorse dai parenti ho avuto modo di osservare atteggiamenti che, come madre, donna e persona mi hanno messo molto in difficoltà. Vi darò qualche assaggio.
Le varie tonalità di rosa, preponderanti nei regali, vertono soprattutto a fornire alla suddetta bambina tutto l’occorrente per agghindarsi “come una vera principessa”. Il Sapientino stimola l’intelligenza su apposite schede delle principesse della Disney (le quali non hanno quasi mai dato motivo di scorgere nelle loro gesta valori diversi da bellezza, docilità, sottomissione). Continui (ero incredula!) i commenti su cosa occorresse possedere per essere ammesse al club delle principesse: un indumento rosa o almeno un gioiello. Tutto questo e molto altro proposto per circa una settimana dagli adulti “di riferimento”, eccetto suo padre e sua madre.
Ho provato rabbia, impotenza, disgusto, biasimo e ancora rabbia perché non sentivo rispetto nei confronti di mia figlia, che è stata trattata ininterrottamente come una bella bambolina. Ha ricevuto continue approvazioni e complimenti unicamente per il suo aspetto “ben” agghindato. Vorrei che gli adulti fossero più consapevoli dell’ancora enorme divario di stimoli che vengono indirizzati a bambini e bambine nel 2010 e vorrei che si chiedessero se per loro va bene così o se cambierebbero qualcosa.
Un altro episodio che mi ha fatto pensare sono state le parole di mia suocera, nel “preparare” mia figlia al regalo che avrebbe ricevuto di lì a poco: un bellissimo maglione blu (olé!) con bottoni argentati, fatto a mano per lei dalla bis-nonna. Per tre volte mia figlia ha sentito questa frase: “Guarda che non è mica un giocattolo..”, col tono di chi non vuole creare grandi aspettative. Ho provato imbarazzo, disappunto ed ero anche sconcertata dal fatto che non si stava rendendo conto di star togliendo lei stessa valore ad un regalo utile e fatto a mano (due rarità in un solo oggetto!).
Terza ed ultimo (per ragioni di spazio) motivo di riflessione. Un’altra parente domanda a mia figlia:
“Cosa ti ha portato Babbo natale quest’anno?” – sguardo interrogativo di mia figlia – “Niente ? ! – sguardo interrogativo e incredulo della signora a me e poi nuovamente rivolta alla bambina: “Allora sei stata proprio cattiva!”.
Abbiamo spiegato a questa signora che nella nostra famiglia abbiamo sì raccontato la favola di Babbo Natale ma come se fosse una favola come le altre e che i regali li fanno le persone reali, quelle che si possono ringraziare (quest’ultima frase è una riflessione che mi è venuta solo ora), e infine che non riteniamo che i bambini possano essere categorizzati in “buoni” e “cattivi”.
Gelo totale. Prima di questo incontro non pensavo che potesse essere così inconcepibile che una bambina di 4 anni non credesse a Babbo Natale e alla sua indiscutibile capacità di giudicare bambini e bambine in base alla loro bontà.
Sì, lo ammetto, questo post ha un po’ il tono dello sfogo, ma voleva essere soprattutto un caloroso invito a riflettere su cosa regaliamo a bimbe e bimbi, su cosa comunichiamo loro a proposito del loro essere individui, future donne e uomini ogni volta che loro possono osservarci, ogni volta che raccontiamo loro della nostra visione del mondo. Ed è un invito esteso a tutti, genitori e non, perché penso che già nel nostro piccolo possiamo fare tantissimo per gettare i semi e curare i germogli per una società capace di cogliere e valorizzare le innumerevoli particolarità delle donne e degli uomini, esulando abbondantemente da limitanti e ridicoli stereotipi che rendono difficile a tutti trovare la propria via d’espressione. Che il 2011 porti dei grossi passi avanti in questo senso!
Veronica
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