Scrivo questo post per condividere con voi i miei pensieri e per chiedervi un parere.
Ques’estate sono andata in vacanza in Cile. Andavo a trovare Patricia, un’amica, ad Antofagasta, nel Norte Grande e da lì, dal Desierto de Atacama, il deserto più arido del mondo, ci saremmo spostate verso sud, fino alla piovosa isola di Chiloè, ai confini con la Patagonia. Saremmo state per lo più ospiti da suoi parenti e amici: a La serena, a Santiago e a Puerto Montt. Da questi punti sarebbero partite le nostre escursioni, cercando di limitare il più possibile i pernottamenti in ostelli e campeggi, chiaramente per risparmiare.
Prima di partire mi ero interrogata circa l’opportunità o meno di presentarmi ai parenti quale amica straniera vegetariana. Se per un verso l’idea di mangiare della carne mi disgustava, dall’altra parte non volevo offendere i miei ospiti nè tanto meno fare la figura della snob europea. Perchè, diciamocelo, essere vegetariani è una scelta da primo mondo, operata da chi ha cibo in abbondanza e può permettersi di scegliere. É una scelta che, a mio avviso, fa chi certi diritti li ha già conquistati e, sebbene in Italia alcuni diritti che sembravano scontati anni fa vengano ora rimessi in discussione, non possiamo negare una condizione sociale migliore di quella della maggior parte dei paesi del mondo.
Vegetarini in Cile non ce ne sono e la stessa guida Lonely Planet consiglia di oddurre come scusa a questa dieta alimentare un’allergia alla carne.
Il mio dilemma si divideva in due: i pasti in casa di parenti e amici e i pasti fuori casa. In questo secondo caso non mi sarei messa nessuno scrupolo a mentire sulle mie allergie alimentari, ma i problemi erano altri. Innanzitutto in Cile, come in molti paesi dell’America Latina, è difficilissimo trovare in bar e ristoranti pietanze vegetariane, a parte nelle località molto turistiche o nelle grandi città. I pochi ristoranti vegetariani sono però locali esclusivamente pensati e frequentati da stranieri, lontani quindi dal mio concetto di viaggiare e di conoscere un paese, una cultura, un modo di vivere. Nei puestos per la strada, l’alternativa cilena al fast food e quanto di più autentico ci possa essere, l’unico alimento vegetariano è l’empanada con queso, una specie di calzone al formaggio, che alla fine del viaggio mi è arrivata a nausea.
Prima di partire pensavo quindi che, quando avremmo mangiato fuori casa, avrei cercato di evitare il più possibile la carne, senza cercare locali appositamente vegetariani (nella maggior parte dei posti non li avrei neppure trovati) e senza rovinarmi lo stomaco e l’appetito per voler a tutti i costi evitare la carne.
In quanto ai pasti in casa di parenti e amici, ho preferito mangiare quanto mi veniva offerto, rendendo onore allo sforzo che avevano fatto per prepararmele. La proverbiale ospitalità cilena li portava il più delle volte a cucinare pietanze prelibate e care, che non appartenevano alla loro dieta quotidiana e davanti alle quali, pensando allo sforzo che avevano fatto per comprarne gli ingredienti, sarebbe risultato fuori luogo rifiutarsi di mangiarle per via di un incomprensibile vegetarianesimo.
Non so se la scelta che ho fatto è stata la migliore. Forse avrei potuto, con molto tatto, cercare di parlare loro del tema e cercare di sensibilizzarli. Se ci fossi riuscita avrei soltanto fatto loro del bene, considerato che la carne è più cara delle verdure e dei legumi e che molti cileni sono in sovrappeso a causa di una dieta squilibrata (ma in questo caso il discorso sarebbe molto più ampio). Soltanto con due ragazze ho parlato del tema: una cugina di Patricia e la sua compagna. Mi hanno ascoltato con attenzione e hanno riconosciuto che la loro alimentazione era scorretta. Ciò che mi ha più colpita della nostra chiacchierata è stato quando una delle due ha detto che per lei non mangiare carne equivale ad ammettere di essere poveri. Per questo ad ogni pasto è presente la carne in una qualche forma: per convincere gli altri e soprattutto se stessi che non si è poveri. In Europa non abbiamo questo tipo di complesso e, forse anche per questo, possiamo “permetterci” di essere vegetariani.
Una vegetariana in Cile
agosto 20, 2011 di huicholes
Il mio parere? dipende dalle ragioni per le quali sei diventata vegetariana, alcune persone non piace il sapore della carne, altre persone ritengono che gli animali non dovrebbero essere mangiati perche’ essere consenzienti, altri perche’ e’ la causa principale della fame del mondo, io ho smesso perche’ non sopporto l’idea di come li alleviamo, la tortura mentale, il trasporto disumano, l’olocausto quotidiano.
Ma penso comunque di essere all’apice della catena alimentare, percio’ quando andai a Cuba che di industriale non ha niente e le mucche effettivamente vivono 25 anni, diciamo che non mi sono proprio sforzata a trovare alternative. Tornata a casa, dove le mucche vivono 5 anni permanentemente gravide fissando un muro sommerse nel proprio liquame aspettando solo di morire, sono ritornata vegetariana.
Grazie Marta. Le ragioni per le quali sono diventata vegetariana sono un po’ tutte quelle che scrivi tu. La carne, intesa come la intendono le nostre nonne, cioè la bisteccona di manzo o il pezzo di porco, non mi è mai piaciuta e non l’ho mai mangiata, se non obbligata dalle circostanze. Certi affettati invece mi piacevano, così pure il pesce, che adoravo. Ho deciso di eliminare questi alimenti per ragioni ecologiste e antispeciste.
Nella quotidianità, inoltre, cerco di eliminare tutti, o quasi, i prodotti di origine animale (tranne le uova delle galline della nonna, che scorrazzano nell’aia tutto il giorno). E finchè mangio in casa problemi non ce ne sono, non sento nessuna mancanza o nostalgia, anzi, sento che il mio corpo sta molto meglio. Sono piena di energie, mai appesantita e forse più felice anche perchè in pace con la natura.
Il problema nasce quando interagisco con le altre persone. Puoi immaginarti i continui commenti degli amici emiliani, abituati a una dieta in cui il Porco è spesso l’ingrediente principale. Purtoppo una cultura vegetariana o vegana in Italia non è ancora così diffusa, quindi, tranne quando frequento gli amici anarchici/alternativi, a ogni cena la mia alimentazione diventa sempre spunto per qualche battuta.
Siamo sicuramente più avanti in questo dei cileni: una cena vegetariana qualsiasi italiano è in grado di cucinarla (tranne la suocera!) mentre in Cile si troverebbero in difficoltà. Se si parla invece di veganesimo, ci si trova spesso davanti a un muro, dovuto forse alla non informazione, forse all’atteggiamento di superiorità di certi vegani o non so a cos’altro.
La mia difficoltà, che è anche il motivo per cui ho scritto il post, è che spesso per me è difficile portare avanti scelte, anche se maturate e ragionate a lungo, quando l’ambiente che mi circonda non è favorevole.
Mi piacerebbe sapere com’è la situazione dalle tue parti e se vivi i miei stessi disagi o se sei più forte di me e te ne freghi bellamente degli altri.
Un bacio
Anna