Qualcuno li chiama “frutti dimenticati”, quei frutti e quelle verdure che difficilmente si trovano nelle grandi catene di distribuzione, che spesso sono estremamente local, e quindi poco vendibili sul mercato nazionale o internazionale. Oppure non sono propriamente commerciabili per una serie di motivi quale il sapore “non omologato”, la selvaticità e quindi la difficoltà nella coltivazione, la rendita bassa del prodotto.
Questi frutti si trovano solo passeggiando per mercatini o rubandoli dalla pianta del vicino. Spesso maturano in autunno.
Molti frutti che avevo sentito nominare solo nelle fiabe o nei proverbi, infatti, li ho scoperti in autunno: la consistenza vischiosa e dolce del corbezzolo, l’aspra e croccante mela Rosa Romana, la giocosa mela Sunaja, le giuggiole e le nespole.
Melograni e cachi, sono frutti un poco più conosciuti, ma altrettanto dimenticati, se non altro sugli alberi delle strade di campagna, sempre carichi fino a piegarsi, di sfere gonfie di polpa e semi color amaranto.
Di ritorno da un viaggio in medioriente, mi sono accorta che il melograno, qui da noi, è un frutto decisamente sottovalutato.
Oltre ad essere incredibilmente elegante, con quella buccia dall’effetto anticato e i semi incastonati come pietre di corniola, tanto che a sbucciarlo pare di aprire uno scrigno; la polpa dura e lucida ha il sapore aspro e dolce e stridulo allo stesso tempo dell’estate appena finita, con un retrogusto dell’inverno in arrivo. Un autunno a tutto tondo.
Nell’ingegnarmi su qualche ricetta in cui il melograno la potesse fare da padrone, mi sono fatta una spremuta frullando i chicchi. Dopo una faticosa opera di sbucciamento e tanti schizzi dopo, il risultato è stato un bicchierone abbondante di una densa bevanda da masticare. Legnosa e multivitaminica per le giornate uggiose.
Qualche giorno dopo, sempre con la fissa del melograno stampata in fronte, ho improvvisato un taboulè sfiziosissimo e low cost.
In pratica:
si fa soffriggere in padella olio-aglio-porro (o una cipolla) con della verza che magari vi è avanzata o che si è un po’ appassita, tagliata a striscioline. A parte cuocete una manciata di burghul in acqua salata.
Si unisce il burghul e si cosparge di chicchi di melograno a piacere.
Il risultato è un’ insalatina agrodolce molto mediorientale!
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